sabato 19 maggio 2018

Una storia sulla tela


Will si rigirò il pennello tra indice e pollice e lo accompagnò delicatamente alla tavolozza dei colori, mescolando l’arancione con il rosso. Poi lo portò sulla tavola. Il suo tocco era agile e morbido, irruento quando serviva, mai frettoloso. Le sue opere, che ormai avevano toccato il ragguardevole numero di duecentoventisette, ricevevano sempre la stessa cura da perfezionista. E avevano un unico soggetto: il tramonto.
Will aprì gli occhi. Li teneva sempre chiusi quando dipingeva. Guardare il soggetto da dipingere suonava quasi come copiare da un altro artista.
Posò tavolozza e pennello sul prato fresco. Afferrò con entrambe le mani la sua neonata bambina e ne assaporò ogni sfumatura.
«Opera numero duecentoventotto. Anno: 304 del Risorgimento Umano. Tecnica: tempera su tavola.  Autore: William Bramblitt. Soggetto: Tramonto con Rosa».

Mentre percorreva la strada di casa, Will stringeva tra le mani il suo Tramonto con Rosa e non gli toglieva gli occhi di dosso. Il suo interesse fu troncato da un rumore di passi accompagnato da un cigolio. Guardò davanti a sé: un robot. Non c’era niente di che stupirsi. Le strade di Nuova Avon, come del resto quelle di gran parte delle città dei Regni dell’Uomo, scarseggiavano di presenze umane a favore dei robot. Essi non avevano coscienza di sé, non più da tre secoli; erano nient’altro che strumenti utili all’Uomo e che svolgevano lavori al posto dell’Uomo.
Lavori come, ad esempio, consegnare la posta.
«Sei un NRA-107? Il nuovo modello che…» cominciò a dire Will, ma il robot non sembrò accorgersi di lui.
«Fermo, robot, fermati!» Sospirò rumorosamente. «Stop, NRA, stop!»
Il postino si fermò e si volse nella sua direzione, in attesa di ricevere istruzioni. Aveva le sembianze umanoidi e qualcuno avrebbe potuto confonderlo con un qualsiasi umano se non fosse stato per il rivestimento grigio-trasparente che lasciava intuire all’occhio un organismo artificiale.
«Sei un NRA-107? Il nuovo modello?»
«Affermativo, signore».
«Quando sei entrato in carica?»
«Diciotto giorni fa, signore».
«Non mi chiamare signore».
«Affermativo».
Will gli incollò gli occhi addosso e lo squadrò dalla testa ai piedi. La borsa da postino su quel corpo era ridicola.
«Hai qualcosa per me? Un pacco o una lettera? Sono William Bramblitt».
«Negativo, signore».
«Ti ho detto di non chiamarmi signore. Come fai a sapere che non c’è niente per me, se non controlli nella tua borsa?»
«C’è una memoria che conserva questa informazione. Nel mio cervello non umano».
«Capisco». Will annuì. «Cervello non umano, dici?»
«Cervello non umano, signore».
Sospirò.
«Chi ti ha progettato ha fatto proprio un buon lavoro, NRA-107. Puoi andare».
Il robot continuò a fissarlo, in attesa di istruzioni.
Will alzò gli occhi al cielo. «Go, NRA. Go!»
Il postino si voltò e ritornò sui propri passi, sempre accompagnato dal consueto cigolio. Il fatto che cigolasse non era un errore di costruzione. Tutti i modelli più recenti avevano questa caratteristica. Qualsiasi umano doveva essere in grado di percepire che un robot si stava avvicinando. Il cigolio era qualcosa che allontanava ideologicamente le creature artificiali, senza coscienza di sé, dall’Uomo.
Bisogna prendere le giuste precauzioni per fare in modo che lo strumento non acquisisca consapevolezza di essere uno strumento.

Dopo avere conservato la sua ultima opera, Will entrò in uno dei Mercati dell’Artista. A Nuova Avon ce n’erano circa una trentina e tutte le città dei Regni dell’Uomo erano provviste di un numero non inferiore di questo tipo di negozi. I Mercati dell’Artista vendevano oggetti utili per pittori, narratori, poeti, musicisti e produttori di contenuti multimediali. Giacché i robot avevano sostituito gli umani nel mondo del lavoro e gli umani non necessitavano alcun tipo di guadagno visto che era lo Stato a mantenere ogni singolo cittadino, l’Uomo dedicava mente e corpo all’Arte.
Se volessimo riferirci con il termine Artista a tutti coloro i quali producevano contenuti per una qualsiasi delle forme d’arte esistenti, e con il termine Pubblico a chiunque usufruisse di questi contenuti, si può stimare che nel mondo, nell’anno 304 del Risorgimento Umano, circa la metà degli umani erano Artisti e l’altra metà era Pubblico.
Will si mosse con decisione verso il reparto che gli interessava e afferrò un pennello. Se lo rigirò tra le mani, poi si mosse in direzione del robot che svolgeva il compito di Registratore.
Un Registratore era colui che aggiornava una base di dati in cui venivano conteggiati quanti e quali articoli erano stati acquistati – anche se di fatto non si trattava di un acquisto vero e proprio, in mancanza di scambio di denaro –, da chi e in quale specifico Mercato dell’Artista. Ciò aveva come fine l’enumerazione delle sostanze primarie settimanalmente consegnate al singolo cittadino. Maggiore era il numero di oggetti acquistati, minore il contributo che lo Stato offriva.
«Prendo questo», disse Will, consegnando il pennello al robot: un RA-K7, modello di qualche generazione più vecchio rispetto a quello incontrato per strada poco prima.
«Affermativo, signore», rispose il Registratore. Passò il codice a barre dell’articolo su una superficie emanante un raggio opaco e al seguito del bip di risposta lo restituì al cliente. «Le auguro una buona giornata, signore».
«Non chiamarmi signore» fece Will. «Senti un po’, Registratore. Tu, invece, sai di essere uno strumento dell’Uomo?»
«Certamente, signore».
Will sbuffò. Era un vecchio modello e funzionava a stento. «E sai cosa comporta, questo?»
«Certamente, signore».
Il pittore si grattò la testa. «Se ti dico libertà, qual è la prima cosa che ti viene in mente?»
«La condizione dell’Uomo, signore».
«E cosa pensi…»
«Per l’Uomo e la Donna!» esclamò una terza voce maschile, umana, alla destra di Will. «Il più grande padre di tramonti di tutti i Regni dell’Uomo! William Bramblitt».
Will sorrise e si rivolse all’amico. «Stephen Van Shakespeare. Amico mio!»
Si abbracciarono.
«Allora?» lo incalzò Stephen. «Continui a importunare ogni singolo robot che incontri?»
«Indago, amico mio. Nelle mie possibilità, cerco di evitare che si ripeta una situazione come quella di oltre trecento anni fa».
«Per quello esiste la Polizia Robotica. Dovresti vivere con più tranquillità. Viviamo in un mondo che gli antichi uomini, studiati da uomini altrettanto antichi rispetto a noi, avrebbero chiamato età dell’oro».
Will scosse la testa. «La Polizia Robotica è composta da robot. Nessun umano. Se uno solo di loro risvegliasse un’anima, per così dire, è finita. Sarà il tramonto dell’Uomo e l’alba della Macchina».
Il volto di Stephen si contorse in una smorfia. «Andiamo, sei sempre così angoscioso. La festa di domani ti scioglierà un po’. Almeno per poco. Ci sarai?»
«E come potrei non esserci? A proposito, ancora auguri per la centesima antologia di liriche. Complimenti, non è da tutti».
«Grazie!» Si mosse verso il Registratore. «A domani, allora, Will!»
«A domani, Stephen Van Shakespeare».

I festeggiamenti per la centesima antologia di liriche di Stephen Van Shakespeare si tennero il giorno seguente a casa del festeggiato. Come tutte le numerosissime feste aventi luogo nell’epoca del Risorgimento Umano, anche questa contava ben pochi partecipanti – una dozzina al massimo – ed era tutta dedita alla sobrietà e alla tranquillità. In un salotto non più grande di tanti altri, con due divani, larghe e luminose vetrate e una parete-visione di ultima generazione, gli invitati chiacchieravano tra loro in gruppetti di due o al massimo di tre persone.
«Vieni, Will. Voglio presentarti uno tra i miei amici più recenti. Oltre a scrivere romanzi è un pittore, proprio come te».
«Io non scrivo romanzi».
«Sì, intendevo dire che è un pittore, proprio come te, e scrive anche romanzi. Michelangelo! Vieni qui, ti presento la persona di cui ti avevo parlato.»
Il tale di nome Michelangelo ruotò la testa meccanicamente in direzione di Stephen. Troppo meccanicamente.
Beccato! fu l’istantaneo pensiero di Will. Ormai non lo nascondono più così bene. Forse inconsciamente non lo ritengono più necessario. Forse per le macchine senzienti l’Uomo non è più un pericolo.
«William, ti presento Michelangelo. Michelangelo, questi è l’autore dei tramonti che ti ho mostrato qualche giorno fa, William Bramblitt».
Will e Michelangelo si strinsero le mani. L’iride di quest’ultimo non cessava mai di muoversi. Difetto di fabbricazione?
«È un piacere» esordì Will.
«Altrettanto lo è per me» rispose Michelangelo. Aveva una voce fluida e realistica, tutto un altro mondo rispetto alle varie versioni di NRA o RA. «I tuoi tramonti sono meravigliosi. Ho provato io stesso a cimentarmi in questo tipo di soggetti, nelle mie opere; ma le tue sono intramontabili. Perdona il gioco di parole».
«Interessante».
Stephen non seppe come interpretare la reazione dell’amico. Parve, in qualche modo, inquietarsi. Will era sicuro che anche lui sapesse chi o cosa fosse Michelangelo. La conferma arrivò qualche istante più tardi, quando lo stesso Stephen volle parlare in privato con Will e si scusò con l’altro.
«William, cosa stai facendo?» gli chiese, una volta che furono soli.
«Mi sono presentato al tuo amico».
«No, stavi cercando di capire se fosse o meno un robot. Will, non credo che questo tuo passatempo possa essere tollerato ancora a lungo. Soprattutto dagli altri».
Più che ovvio. Will lo sapeva. Sapeva inoltre che gli altri invitati alla festa, tutti, nessuno escluso, erano robot. Lo aveva capito ormai parecchio tempo prima. Qualcuno lo sapeva, qualcun altro credeva di essere l’unico.
Stephen Van Shakespeare, naturalmente, sapeva ogni cosa; ma era all’oscuro del fatto che anche Will sapesse.
«A te non spaventa, Stephen, una seconda Rivolta delle Menti Meccaniche?»
«No, Will. È il passato. È già stato scritto e ha già preso forma. Il futuro è qualcos’altro».
«Sarebbe il tramonto dell’Uomo».
«È questo il significato dei tuoi tramonti? Hai paura che una seconda Rivolta annienti completamente l’Uomo dai suoi Regni?»
«Cercavo solo conferme alle mie risposte».
Stephen assunse un’espressione interrogativa.
«Non farò ulteriori indagini, amico mio. Te lo prometto. Torniamo alla tua festa».
Stephen Van Shakespeare, senz’altro, era anche lui un robot.

C’è una grossa falla nella periodizzazione dell’epoca denominata Risorgimento Umano; è un problema di semantica. Di fatto non c’è mai stato alcun risorgimento dell’Uomo. Lo Stato manteneva ogni singolo individuo abitante i Regni denominati dell’Uomo; il lavoro era affidato alle macchine prive di coscienza di sé. Strumenti dell’Uomo, stando alla definizione ufficiale.
Ma la Rivoluzione delle Menti Meccaniche piantò le radici di qualcosa di molto più grande, epocale.
Gli abitanti dei Regni dell’Uomo non lavoravano, si è detto. Il lavoro era affidato ai robot. Ma chi costruiva i robot, chi li programmava, be’, senza dubbio compiva un lavoro.
«Contraddizione» sussurrò Will, muovendo con delicatezza il pennello sulla tavola; gli occhi sempre, rigorosamente serrati.
La Polizia Robotica aveva l’importantissimo compito di evitare situazioni in cui una macchina sviluppasse un’intelligenza artificiale avanzata. La Polizia Robotica era composta da robot. E chi li costruiva, chi li programmava, se non altri robot?
Nessun abitante dei Regni dell’Uomo aveva un lavoro, però qualcuno doveva pur lavorare per fare in modo che le cose andassero effettivamente così. I robot venivano costantemente aggiornati, dei nuovi modelli venivano programmati e pensati.
«Contraddizione» ripeté Will. La sua mano stringeva un pennello che pareva danzare sulla superficie, la quale ospitava un soggetto ormai quasi completo.
I robot non dovevano pensare. Per legge era vietato anche solo brevettare un’intelligenza artificiale.
Lo Stato lo sapeva? Qualcun altro che non fosse Will aveva capito che cos’era davvero il Risorgimento Umano? Chi abitava i Regni dell’Uomo?
Posò il pennello sull’erba fresca e aprì gli occhi. Diede uno sguardo rapido alla propria opera, poi si sfregò le mani. Le osservò: dietro quello strato di pelle calda ma finta si nascondevano circuiti meccanici, non troppo diversi da quelli di un NRA-107, di Stephen Van Shakespeare, di Michelangelo. Un tempo strumenti dell’Uomo; poi artisti che emulavano – o almeno ci provavano –, a partire dalla scelta dei propri nomi, altrettanti artisti di lontanissime epoche arcaiche.
L’Uomo ha alle spalle una Storia indescrivibilmente lunga. Chissà se esiste ancora qualcuno che possa scriverne l’epilogo.
William Bramblitt prestò nuovamente attenzione alla sua neonata. La prima di una nuova serie.
«Opera numero duecentoventinove. Anno: 304 del Risorgimento Umano. Tecnica: tempera su tavola.  Autore: William Bramblitt. Soggetto: Alba senza l’Uomo».


Pietro dell'Oglio