Will
si rigirò il pennello tra indice e pollice e lo accompagnò delicatamente alla
tavolozza dei colori, mescolando l’arancione con il rosso. Poi lo portò sulla
tavola. Il suo tocco era agile e morbido, irruento quando serviva, mai
frettoloso. Le sue opere, che ormai avevano toccato il ragguardevole numero di
duecentoventisette, ricevevano sempre la stessa cura da perfezionista. E avevano
un unico soggetto: il tramonto.
Will aprì gli
occhi. Li teneva sempre chiusi quando dipingeva. Guardare il soggetto da
dipingere suonava quasi come copiare da un altro artista.
Posò tavolozza e
pennello sul prato fresco. Afferrò con entrambe le mani la sua neonata bambina
e ne assaporò ogni sfumatura.
«Opera numero
duecentoventotto. Anno: 304 del Risorgimento Umano. Tecnica: tempera su
tavola. Autore: William Bramblitt.
Soggetto: Tramonto con Rosa».
Mentre
percorreva la strada di casa, Will stringeva tra le mani il suo Tramonto con Rosa e non gli toglieva gli
occhi di dosso. Il suo interesse fu troncato da un rumore di passi accompagnato
da un cigolio. Guardò davanti a sé: un robot. Non c’era niente di che stupirsi.
Le strade di Nuova Avon, come del resto quelle di gran parte delle città dei
Regni dell’Uomo, scarseggiavano di presenze umane a favore dei robot. Essi non
avevano coscienza di sé, non più da tre secoli; erano nient’altro che strumenti
utili all’Uomo e che svolgevano lavori al posto dell’Uomo.
Lavori come, ad
esempio, consegnare la posta.
«Sei un NRA-107?
Il nuovo modello che…» cominciò a dire Will, ma il robot non sembrò accorgersi
di lui.
«Fermo, robot,
fermati!» Sospirò rumorosamente. «Stop, NRA, stop!»
Il postino si
fermò e si volse nella sua direzione, in attesa di ricevere istruzioni. Aveva
le sembianze umanoidi e qualcuno avrebbe potuto confonderlo con un qualsiasi
umano se non fosse stato per il rivestimento grigio-trasparente che lasciava
intuire all’occhio un organismo artificiale.
«Sei un NRA-107?
Il nuovo modello?»
«Affermativo,
signore».
«Quando sei
entrato in carica?»
«Diciotto giorni
fa, signore».
«Non mi chiamare signore».
«Affermativo».
Will gli incollò
gli occhi addosso e lo squadrò dalla testa ai piedi. La borsa da postino su quel
corpo era ridicola.
«Hai qualcosa per
me? Un pacco o una lettera? Sono William Bramblitt».
«Negativo, signore».
«Ti ho detto di
non chiamarmi signore. Come fai a
sapere che non c’è niente per me, se non controlli nella tua borsa?»
«C’è una memoria
che conserva questa informazione. Nel mio cervello non umano».
«Capisco». Will
annuì. «Cervello non umano, dici?»
«Cervello non
umano, signore».
Sospirò.
«Chi ti ha
progettato ha fatto proprio un buon lavoro, NRA-107. Puoi andare».
Il robot continuò
a fissarlo, in attesa di istruzioni.
Will alzò gli
occhi al cielo. «Go, NRA. Go!»
Il postino si
voltò e ritornò sui propri passi, sempre accompagnato dal consueto cigolio. Il
fatto che cigolasse non era un errore di costruzione. Tutti i modelli più
recenti avevano questa caratteristica. Qualsiasi umano doveva essere in grado
di percepire che un robot si stava avvicinando. Il cigolio era qualcosa che
allontanava ideologicamente le creature artificiali, senza coscienza di sé,
dall’Uomo.
Bisogna prendere
le giuste precauzioni per fare in modo che lo strumento non acquisisca
consapevolezza di essere uno strumento.
Dopo
avere conservato la sua ultima opera, Will entrò in uno dei Mercati dell’Artista.
A Nuova Avon ce n’erano circa una trentina e tutte le città dei Regni dell’Uomo
erano provviste di un numero non inferiore di questo tipo di negozi. I Mercati
dell’Artista vendevano oggetti utili per pittori, narratori, poeti, musicisti e
produttori di contenuti multimediali. Giacché i robot avevano sostituito gli umani
nel mondo del lavoro e gli umani non necessitavano alcun tipo di guadagno visto
che era lo Stato a mantenere ogni singolo cittadino, l’Uomo dedicava mente e
corpo all’Arte.
Se volessimo
riferirci con il termine Artista a
tutti coloro i quali producevano contenuti per una qualsiasi delle forme d’arte
esistenti, e con il termine Pubblico
a chiunque usufruisse di questi contenuti, si può stimare che nel mondo,
nell’anno 304 del Risorgimento Umano, circa la metà degli umani erano Artisti e
l’altra metà era Pubblico.
Will si mosse con
decisione verso il reparto che gli interessava e afferrò un pennello. Se lo
rigirò tra le mani, poi si mosse in direzione del robot che svolgeva il compito
di Registratore.
Un Registratore
era colui che aggiornava una base di dati in cui venivano conteggiati quanti e
quali articoli erano stati acquistati
– anche se di fatto non si trattava di un acquisto vero e proprio, in mancanza
di scambio di denaro –, da chi e in quale specifico Mercato dell’Artista. Ciò
aveva come fine l’enumerazione delle sostanze primarie settimanalmente
consegnate al singolo cittadino. Maggiore era il numero di oggetti acquistati,
minore il contributo che lo Stato offriva.
«Prendo questo»,
disse Will, consegnando il pennello al robot: un RA-K7, modello di qualche
generazione più vecchio rispetto a quello incontrato per strada poco prima.
«Affermativo,
signore», rispose il Registratore. Passò il codice a barre dell’articolo su una
superficie emanante un raggio opaco e al seguito del bip di risposta lo
restituì al cliente. «Le auguro una buona giornata, signore».
«Non chiamarmi signore» fece Will. «Senti un po’,
Registratore. Tu, invece, sai di essere uno strumento dell’Uomo?»
«Certamente,
signore».
Will sbuffò. Era
un vecchio modello e funzionava a stento. «E sai cosa comporta, questo?»
«Certamente,
signore».
Il pittore si
grattò la testa. «Se ti dico libertà,
qual è la prima cosa che ti viene in mente?»
«La condizione
dell’Uomo, signore».
«E cosa pensi…»
«Per l’Uomo e la
Donna!» esclamò una terza voce maschile, umana, alla destra di Will. «Il più
grande padre di tramonti di tutti i Regni dell’Uomo! William Bramblitt».
Will sorrise e si
rivolse all’amico. «Stephen Van Shakespeare. Amico mio!»
Si abbracciarono.
«Allora?» lo
incalzò Stephen. «Continui a importunare ogni singolo robot che incontri?»
«Indago, amico
mio. Nelle mie possibilità, cerco di evitare che si ripeta una situazione come
quella di oltre trecento anni fa».
«Per quello esiste
la Polizia Robotica. Dovresti vivere con più tranquillità. Viviamo in un mondo
che gli antichi uomini, studiati da uomini altrettanto antichi rispetto a noi, avrebbero
chiamato età dell’oro».
Will scosse la
testa. «La Polizia Robotica è composta da robot. Nessun umano. Se uno solo di
loro risvegliasse un’anima, per così dire, è finita. Sarà il tramonto dell’Uomo
e l’alba della Macchina».
Il volto di
Stephen si contorse in una smorfia. «Andiamo, sei sempre così angoscioso. La
festa di domani ti scioglierà un po’. Almeno per poco. Ci sarai?»
«E come potrei non
esserci? A proposito, ancora auguri per la centesima antologia di liriche.
Complimenti, non è da tutti».
«Grazie!» Si mosse
verso il Registratore. «A domani, allora, Will!»
«A domani, Stephen Van Shakespeare».
I
festeggiamenti per la centesima antologia di liriche di Stephen Van Shakespeare
si tennero il giorno seguente a casa del festeggiato. Come tutte le
numerosissime feste aventi luogo nell’epoca del Risorgimento Umano, anche
questa contava ben pochi partecipanti – una dozzina al massimo – ed era tutta
dedita alla sobrietà e alla tranquillità. In un salotto non più grande di tanti
altri, con due divani, larghe e luminose vetrate e una parete-visione di ultima
generazione, gli invitati chiacchieravano tra loro in gruppetti di due o al
massimo di tre persone.
«Vieni, Will.
Voglio presentarti uno tra i miei amici più recenti. Oltre a scrivere romanzi è
un pittore, proprio come te».
«Io non scrivo
romanzi».
«Sì, intendevo
dire che è un pittore, proprio come te, e scrive anche romanzi. Michelangelo!
Vieni qui, ti presento la persona di cui ti avevo parlato.»
Il tale di nome
Michelangelo ruotò la testa meccanicamente in direzione di Stephen. Troppo
meccanicamente.
Beccato! fu l’istantaneo pensiero di Will. Ormai non lo nascondono più così bene. Forse inconsciamente non lo
ritengono più necessario. Forse per le macchine senzienti l’Uomo non è più un
pericolo.
«William, ti
presento Michelangelo. Michelangelo, questi è l’autore dei tramonti che ti ho
mostrato qualche giorno fa, William Bramblitt».
Will e
Michelangelo si strinsero le mani. L’iride di quest’ultimo non cessava mai di
muoversi. Difetto di fabbricazione?
«È un piacere»
esordì Will.
«Altrettanto lo è
per me» rispose Michelangelo. Aveva una voce fluida e realistica, tutto un
altro mondo rispetto alle varie versioni di NRA o RA. «I tuoi tramonti sono
meravigliosi. Ho provato io stesso a cimentarmi in questo tipo di soggetti,
nelle mie opere; ma le tue sono intramontabili. Perdona il gioco di parole».
«Interessante».
Stephen non seppe
come interpretare la reazione dell’amico. Parve, in qualche modo, inquietarsi.
Will era sicuro che anche lui sapesse chi o cosa fosse Michelangelo. La
conferma arrivò qualche istante più tardi, quando lo stesso Stephen volle
parlare in privato con Will e si scusò con l’altro.
«William, cosa
stai facendo?» gli chiese, una volta che furono soli.
«Mi sono
presentato al tuo amico».
«No, stavi
cercando di capire se fosse o meno un robot. Will, non credo che questo tuo
passatempo possa essere tollerato ancora a lungo. Soprattutto dagli altri».
Più che ovvio.
Will lo sapeva. Sapeva inoltre che gli altri
invitati alla festa, tutti, nessuno escluso, erano robot. Lo aveva capito ormai
parecchio tempo prima. Qualcuno lo sapeva, qualcun altro credeva di essere
l’unico.
Stephen Van Shakespeare,
naturalmente, sapeva ogni cosa; ma era all’oscuro del fatto che anche Will
sapesse.
«A te non
spaventa, Stephen, una seconda Rivolta delle Menti Meccaniche?»
«No, Will. È il
passato. È già stato scritto e ha già preso forma. Il futuro è qualcos’altro».
«Sarebbe il
tramonto dell’Uomo».
«È questo il
significato dei tuoi tramonti? Hai paura che una seconda Rivolta annienti
completamente l’Uomo dai suoi Regni?»
«Cercavo solo
conferme alle mie risposte».
Stephen assunse
un’espressione interrogativa.
«Non farò
ulteriori indagini, amico mio. Te lo prometto. Torniamo alla tua festa».
Stephen Van
Shakespeare, senz’altro, era anche lui un robot.
C’è
una grossa falla nella periodizzazione dell’epoca denominata Risorgimento Umano;
è un problema di semantica. Di fatto non c’è mai stato alcun risorgimento
dell’Uomo. Lo Stato manteneva ogni singolo individuo abitante i Regni
denominati dell’Uomo; il lavoro era affidato alle macchine prive di coscienza
di sé. Strumenti dell’Uomo, stando alla definizione ufficiale.
Ma la Rivoluzione
delle Menti Meccaniche piantò le radici di qualcosa di molto più grande,
epocale.
Gli abitanti dei
Regni dell’Uomo non lavoravano, si è detto. Il lavoro era affidato ai robot. Ma
chi costruiva i robot, chi li programmava, be’, senza dubbio compiva un lavoro.
«Contraddizione»
sussurrò Will, muovendo con delicatezza il pennello sulla tavola; gli occhi
sempre, rigorosamente serrati.
La Polizia
Robotica aveva l’importantissimo compito di evitare situazioni in cui una
macchina sviluppasse un’intelligenza artificiale avanzata. La Polizia Robotica
era composta da robot. E chi li costruiva, chi li programmava, se non altri
robot?
Nessun abitante
dei Regni dell’Uomo aveva un lavoro, però qualcuno doveva pur lavorare per fare
in modo che le cose andassero effettivamente così. I robot venivano
costantemente aggiornati, dei nuovi modelli venivano programmati e pensati.
«Contraddizione»
ripeté Will. La sua mano stringeva un pennello che pareva danzare sulla
superficie, la quale ospitava un soggetto ormai quasi completo.
I robot non
dovevano pensare. Per legge era vietato anche solo brevettare un’intelligenza
artificiale.
Lo Stato lo
sapeva? Qualcun altro che non fosse Will aveva capito che cos’era davvero il
Risorgimento Umano? Chi abitava i Regni dell’Uomo?
Posò il pennello
sull’erba fresca e aprì gli occhi. Diede uno sguardo rapido alla propria opera,
poi si sfregò le mani. Le osservò: dietro quello strato di pelle calda ma finta
si nascondevano circuiti meccanici, non troppo diversi da quelli di un NRA-107,
di Stephen Van Shakespeare, di Michelangelo. Un tempo strumenti dell’Uomo; poi
artisti che emulavano – o almeno ci provavano –, a partire dalla scelta dei
propri nomi, altrettanti artisti di lontanissime epoche arcaiche.
L’Uomo ha alle spalle una Storia
indescrivibilmente lunga. Chissà se esiste ancora qualcuno che possa scriverne
l’epilogo.
William Bramblitt
prestò nuovamente attenzione alla sua neonata. La prima di una nuova serie.
«Opera numero
duecentoventinove. Anno: 304 del Risorgimento Umano. Tecnica: tempera su
tavola. Autore: William Bramblitt.
Soggetto: Alba senza l’Uomo».
Pietro dell'Oglio